La coltivazione BIO, non convince gli agricoltori perché si sentono privati dei prodotti e metodi per salvaguardare le produzione ed il reddito ma, anche l'agricoltura intensiva si è dimostrata incapace di dare risposte a lungo termine. L'uso pluriennale di concimi di sintesi e fitofarmaci fanno vanificare gli utili e con tempo privano il terreno della sua attività biologica naturale portandolo all'esaurimento. Inoltre, il valore nutrizionale del cibo è molto scarso ed il consumatore non apprezza la frutta e la verdura perché manca persino il sapore. Un terreno privato della sua attività biologica funziona come un substrato inerte e produce “cibo sintetico” molto simile a quello prodotto dall’agricoltura idroponica. Negli ultimi 16 anni il metodo dell'agricoltura rigenerativa ha dimostrato che possiamo produrre cibo sano con sapore naturale, aumentando la quantità ed il reddito d'impresa.
"Kiss the ground" è la parola d'ordine per un cibo sano
È noto che nell'agricoltura intensiva le piante sfruttano una piccola parte del potenziale della fotosintesi clorofilliana perché assorbono solo una piccola parte dei nutrienti presenti nel terreno e nei fertilizzanti (si stima al massimo il 20%). L'ottimizzazione della fotosintesi clorofilliana è il punto centrale dell'agricoltura rigenerativa attraverso il metodo di "nutrire le piante per rigenerare il suolo" che è più efficace rispetto al metodo dell'agricoltura intensiva che mira a "fertilizzare il suolo per nutrire le piante". Maggiore è l'attività della fotosintesi, maggiore è la produzione di carboidrati che in parte sono trasportati dalle radici nel terreno attraverso gli essudati radicali offrendo il cibo necessario per nutrire l'attività biologica del terreno. Intorno alle radici (rizosfera) è sufficiente la presenza di uno leggero strato di acqua per sviluppare una attività biologica, ricca di movimento e di scambi nutrizionali. Sono proprio i rizobatteri e le micorrize i minatori ideali per favorire la mineralizzazione degli elementi presenti nella natura. Questi microorganismi assumono il carbonio fornito dalle piante e gli altri minerali necessari dall'acqua, aria e dal terreno per completare il loro ciclo di vita. I batteri, in base alla specie hanno un ciclo di vita di pochi giorni, al termine del quale, cedono alle piante i nutrienti in forma organica nobile, facile da assorbire e senza consumare energia come invece avviene dall’assorbimento minerale dei concimi di sintesi. Si tratta infatti di una simbiosi che esiste da quando esiste la vita nella terra perché gli microrganismi hanno bisogno delle piante per approvvigionarsi del carbonio. In poche parole, sono le piante a contribuire maggiormente alla formazione del suolo (pedogenesi) dove si svolgono le attività biologiche e senza le piante il terreno sarebbe roccia in disfacimento facile da dilavare.
Lo stadio di Nereo Rocco a Trieste curato con il metodo HEALgreen
L'applicazione degli insegnamenti dell'agricoltura rigenerativa nel tappeto erboso di un campo sportivo comporta notevoli benefici perché prevede l'uso più appropriato di nutrienti minerali e fiosiattivatori biologici e la riduzione dell'uso di fitofarmaci, fino alla loro completa eliminazione. La crescita del tappeto erboso ad uso sportivo, ha come principale limite il calpestio intensivo perché comprime la porosità alterando le proprietà fisiche del terreno, vincolando lo scambio gassoso tra il terreno e l'aria. Tuttavia, arieggiando la superficie ed alleggerendo il terreno regolarmente si garantisce lo scambio gassoso (CO2 ⇄ O2) necessario per i processi biologici. Nel substrato drenante e bene areato gli microorganismi proliferano e mineralizzano forme di nutrienti inaccessibili alle piante, sia tra quelli presenti nel terreno sia tra quelli forniti con i fertilizzanti.
In primo luogo, bisogna considerare che tagliando l'erba alta asportando oltre 1/3 dell'altezza totale ha conseguenze negative sulla crescita dell'erba. L'erba tagliata deve essere asportata e portata agli impianti di compostaggio perché altrimenti l'eccesso depositato in superficie andrebbe a formare il feltro. Esso riduce lo scambio gassoso tra il suolo e l'aria ed inoltre insieme all'erba sono asportati anche i nutrienti che vanno reintegrati con concimi sintetici che spesso hanno un effetto negativo sull'attività biologica.
Una gestione erronea del taglio dell'erba viene spesso osservata nei parchi pubblici, tagliando l'erba quanto è troppo alta e, come se non bastasse, viene lasciata essiccare in superficie, pensando di riportare nutrienti nel terreno e ridurre l'acqua per l'irrigazione. In realtà così si riduce le spese del taglio perché l'erba viene martoriata e ci vogliono spesso mesi per riprendersi. L'erba tagliata è troppo lunga, si ossida e gran parte dell'azoto viene disperso in atmosfera invece di tornare nel suolo. Oltre martoriare l'erba tagliata oltre 1/3 della sua altezza, l'eccesso dei residui di taglio diventa feltro e soffoca le radici e l'attività biologica nel suolo; diventa una attrazione di insetti e le zanzare come se fossimo in una risaia. L'aspetto estetico lascia desiderare le persone di andare altrove ed il presunto risparmio sulla frequenza di taglio, ha un impatto negativo sulla funzionalità del parco e sulla salute delle persone.
Il rasaerba a sterzo zero con scarico laterale
Cosa fare: iniziare a tagliare l’erba almeno una volta alla settimana nelle giornate soleggiate. Tagliando frequentemente l'erba naturale e lasciando i residui di taglio sulla superficie vengono decomposti in brevissimo tempo senza formare feltro. Una parte dell'acqua insieme ai minerali presenti nell'erba ed una parte dell'azoto (altamente volatile) ritornano al suolo. Il taglio frequente favorisce la formazione di un manto denso maggiormente resistente al calpestio e per giunta è il miglior "diserbante" naturale perché le malerbe non trovano spazio per germinare. L’esecuzione di circa 35 tagli all’anno senza raccolta manterrà basso il costo dell'operazione e preserverà l’ecosistema nelle aree di verde cittadine, offrendo un miglior valore estetico.
Consultate i nostri esperti su come applicare gli insegnamenti dell’agricolture rigenerativa per avere un ecosistema sostenibile che promuove salute e occupazione in loco. Il metodo HEALgreen richiede un piccolo investimento iniziale per l'acquisto oppure il noleggio degli attrezzi ed un periodo educativo per gli addetti ai lavori ma, una volta compreso, tutto diventa facile, economico ed eco-sostenibile.