Il sistema ibrido POWERgrass, con una manutenzione costante e relativamente ridotta, offre la migliore esperienza di gioco rispetto all'erba naturale perché il campo è sempre giocabile, per molte ore durante la settimana, senza buche. L'investimento nel sistema POWERgrass e nel metodo di manutenzione offre un risparmio di oltre il 30% rispetto a qualsiasi altra superficie sportiva perché la sua durata è stimata in oltre 20 anni. Il sistema è sostenibile perché ha un impatto ambientale positivo, previene l'erosione del suolo e non richiede sostituzioni se mantenuto e rinnovato in modo appropriato.
Oggi giorno i campi di gioco di maggior prestigio sono realizzati in erba naturale oppure erba naturale rinforzata (ibrida) mentre quelli di uso intensivo sono realizzati in erba sintetica. La costruzione dei campi naturali sono realizzati secondo le linee guida delle norme USGA, DIN e FIFA ma senza alcun criterio obbligatorio. I campi sintetici invece, sono stati oggetto di studi approfonditi dalla FIFA nel suo QUALITY PROGRAM che ha suddiviso ha stabilito criteri ben precisi su due livelli FIFA QUALITY e FIFA QUALITY PRO. La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FGIC) ha acquisito le norme FIFA e sviluppate anche per quanto concerne il sottofondo; ha reso peraltro obbligatorio i loro rispetto affinché siano certificati (omologati) per l'uso nei campionati nazionali. Oggi in Italia ci sono i criteri di qualità LND standard oppure LND Professional.
In tutti i campi da gioco costruiti secondo le norme USGA, DIN, FIFA, LND etc., oggi giorno ci sono alcune caratteristiche che sono monitorate in fase di costruzione e nella successiva fase di manutenzione per garantire 1) il drenaggio dell’acqua piovana perché altrimenti il gioco si rende difficoltoso in caso di presenza di numerose pozzanghere, 2) la planarità della superficie perché eventuali avvallamenti possono deviare la traiettoria del pallone mentre irregolarità superficiali rallentano il gioco quando il pallone rimbalza invece di rotolare regolarmente ed 3) il ripristino delle buche nei campi in erba naturale oppure naturale rinforzata e/o danni o scollature nei campi in erba sintetica per evitare il rischio di distorsioni di caviglie e ginocchia dovute alle condizioni del campo ed offrire maggior confidenza ai giocatori.
Ai fini di gioco, oltre ai requisiti visibili (drenaggio, planarità, assenza di buche/scolature), negli ultimi anni, la ricerca dei campi in erba sintetica ha standardizzato alcune caratteristiche sulla qualità della superficie da gioco che riguardano 4) la sofficità del campo, 5) la stabilità della superficie sportiva, e 6) la resistenza alla trazione del manto erboso, caratteristiche che sono monitorate esclusivamente nei campi in erba sintetica semplicemente perché, nei campi in erba naturale, tali caratteristiche variano molto durante la stagione agonistica quindi è difficile certificare dei parametri per un certo periodo.
La stabilità della superficie è essenziale per ridurre le lesioni
Nonostante i campi in erba sintetica abbiano fatto notevoli passi avanti in termine di qualità, non sembrano convincere i giocatori professionisti, ma ancora più complesso diventa il problema del campo naturale perché non ci sono standard di riferimento. Infatti, molto spesso, le lamentele di una squadra ospite non hanno alcun peso e, nel tentativo del club ospitante di giustificarsi, si attribuisce il problema a polemiche gratuite, eventualmente dovute alla scarsità della prestazione della squadra avversaria.
In un campo in erba naturale/sintetica/ibrida la sofficità, la stabilità, il rimbalzo ed il rotolamento del pallone, si possono misurare con facilità ma la trazione della superficie sembra sia l'aspetto più importante perché durante la partita il giocatore accelera, decelera e cambia direzione di continuo quindi l’interazione delle scarpe del giocatore con la superficie sportiva è fondamentale per sostenere il suo peso ed evitare scivolate e cadute a causa della superficie da gioco. Da una parte, molto spesso i giocatori si lamentano per le condizioni del campo da gioco ma, dall’altra parte, è difficile misurare dei parametri oggetti.
Nel nostro lavoro, siamo sempre in contatto con i manager che sono stati giocatori e tali lamentele sono l’argomento principe quando entriamo in merito alle condizioni del campo, in particolar modo alla tipologia della superficie sportiva da realizzare, sulla base anche delle esperienze che hanno avuto nei vari campi in cui hanno giocato.
Curiosi come sempre, abbiamo cercato di approfondire ed analizzare tali lamentele in relazione alle caratteristiche tecniche del campo ed alla sua manutenzione ed abbiamo potuto constatare alcuni aspetti essenziali.
Quando il campo è duro i giocatori avvertono mal di schiena. Diversi studi sono stati condotti e l’industria ha sviluppato tecniche di verifiche come il martello di Clegg, che offre la possibilità di misurare la durezza della superficie sportiva con estrema facilità. Tuttavia, si ritiene che nei campi in erba sintetica con intaso in gomma “il ritorno elastico che funge come una mola alla schiena del giocatore” merita maggior investigazione.
Sull'interazione delle scarpe del giocatore con la superficie sportiva, ancora una volta, soltanto all'erba sintetica vengono svolti dei test. Un test riguarda la scivolosità della superficie mediante uno strumento che simula il piede del giocatore con una scarpa che calciando sul manto sintetico fino al punto di arresto fornisce delle misurazioni, mentre sulla resistenza alla trazione si usa una piastra rotonda con tacchetti simili a quelli delle scarpe; ruotando progressivamente la piastra si misura la forza esercitata massima per ruotare 45°.
Secondo alcuni studi durante l'azione rotazionale del giocatore, le distorsioni di caviglie e ginocchia sono più frequenti nei campi in erba sintetica perché sembra che essa faccia una presa eccessiva alla scarpa del giocatore, mentre l'erba naturale tende a cedere alla forza rotativa del giocatore, così come la spina di sicurezza dell’albero di un motore. Alcuni attribuiscono questa "maggior presa" al fatto che l'erba sintetica s'è realizzata con le fibre poco resilienti, dopo 2-3 stagioni, esse tendono a rimanere "sdraiate" sulla superficie quindi aumentano sensibilmente l’attrito e la resistenza alla rotazione, in particolar modo, con l’aumento della temperatura che sembra una spiegazione sensata. Essi sostengono che questo rischio si può ridurre se il campo sintetico è intasato correttamente, viene spazzolato di frequente sollevando le fibre artificiali. D’altronde, l'alternativa del campo in erba naturale che si riempie di buche dopo poche ore di gioco richiede interventi di manutenzione onerosi per il loro ripristino perché la irregolarità della superficie costituisce un pericolo maggiore che provoca distorsioni.
Fermo restando che un superficie in erba naturale irregolare è più pericolosa rispetto ad un campo sintetico, il problema più grande sull'erba sintetica non è l'eccessiva "presa del tacchetto" alle fibre sintetiche anche perché il giocatore non fa delle azioni rotative su se stesso come un ballerino. Al contrario, il problema più grande sembra essere la scivolosità della superficie per una scarsa presa del tacchetto perché a) il materiale d'intaso non ha alcuna consistenza proprio perché l'intaso è materiale granulare sciolto e b) quando le fibre sono "sdraiate" superficie il tacchetto non penetra a sufficienza quindi si scivola di più in particolar modo quando la superficie è bagnata.
Le testimonianze di alcuni giocatori giovani ci ha fatto riflettere perché, durante gli allenamenti, abbiamo registrato a) maggior velocità durante la corsa, e b) minor scivolosità durante l'accelerazione, la decelerazione e i cambi di direzione. Altri giocatori adulti lamentano del fatto che, quando giocano su erba sintetica, i loro legamenti bruciano. Queste testimonianze ricorrenti ci ha indotto a riflettere sulle eventuali cause; l’unica spiegazione plausibile è la presa dei tacchetti sulla superficie sportiva. Dalla presa del giocatore sulla superficie dipende la sua stabilità ad ogni azione di gioco.
Un campo in erba sintetica, pur essendo in ottime condizioni, il tacchetto non fa sufficiente presa perché, anche se dovesse affondare del tutto, i granuli d’intaso sono sciolti tra le fibre, quindi la superficie da gioco non ha alcuna coesione. Il giocatore avverte questa instabilità e quando corre i legamenti sono sollecitati maggiormente per sostenere il suo equilibrio. I giocatori professionisti per primi avvertono questa differenza e spesso rifiutano categoricamente di giocare su un campo in erba sintetica.
Un campo in erba naturale, nello stato ottimale, consente ai tacchetti di affondare nella superficie e scivolare di meno, per merito delle radici dell’erba naturale che aggregano il substrato di crescita. Tuttavia, i campi moderni sono realizzati su substrati sabbiosi per favorire il drenaggio e ridurre la compattazione soffoca le radici ma, per contro, quando le condizioni meteo sono avverse le radici sono deboli e superficiali e l'azione del giocatore tende a staccare le zolle d'erba naturale. Oltre agli ingenti costi per il ripristino delle buche, perdendo aderenza il giocatore è soggetto ad un rischio maggiore di cadute e distorsioni.
La soluzione del campo ibrido POWERgrass offre maggiore sicurezza al giocatore perché aggrega il substrato di sabbia per merito delle sue fibre e perché offre un supporto orizzontale per l'ancoraggio delle radici. Il giocatore può sfruttare maggiormente la sua energia durante le azione di gioco e prende confidenza con la superficie perché sa che non ci saranno buche pericolose. Riducendo la formazione di buche si riduce sensibilmente anche il costo di ripristino post-partita così come le semine integrative e le concimazioni.
L'innovativa erba ibrida POWERgrass
Maggiore investigazione è necessaria per osservare la stabilità della superficie da gioco e l’interazione dei tacchetti dei giocatori per comprendere meglio la problematica e studiare parametri misurabili in tutte le tipologie di campi da gioco. Ciò che oggi è certo è il fatto che sempre di più giocatori avvertono la differenza sulla scivolosità della superficie, senza poi considerare che tutti amano giocare sull'erba naturale anche perché il rimbalzo del pallone è prevedibile.
Nasce quindi l'esigenza di un campo da gioco con l'erba naturale con maggior stabilità e trazione, per un elevato numero di ore, con la manutenzione ridotta, giocabile quasi "sempre" ed è questo che offre oggi il POWERgrass.
Allenandosi sull'erba ibrida POWERgrass, i giocatori percepiscono la stabilità, la trazione ed il comfort che la superficie mista offre, quindi possono praticare intensamente, per migliorare le prestazioni durante il gioco!
Allenarsi e giocare sull'erba ibrida POWERgrass per 4-6 ore al giorno è un dato di fatto in circa 30 installazioni!