Una accurata programmazione finanziaria, per tutto il ciclo di vita di una opera, consente di progettare con lungimiranza per ridurre i costi complessivi di realizzazione, di gestione e anche della dismissione. Durante la progettazione, lo studio dell'impatto ambientale (SIA) deve prevenire anche le variazioni del clima con scenari almeno trentennali ed ogni attività va studiata anche per quando concerne l'impatto sulle persone e sull'ambiente.
Il Regent's Park di Londra
Il “Verde Pubblico” è quella parte del territorio sottratta dalla edilizia per mitigare l’impatto della eccessiva edificazione sull’ambiente. Negli ultimi anni però la manutenzione del verde è stata trascurata per la mancanza di fondi nella spesa corrente. Gli amministratori affermano che è più facile trovare fondi per gli investimenti ma questo paradosso dipende dalla programmazione finanziaria.
La gestione del verde è efficace dove la manutenzione fa parte degli investimenti anche perché quando si tratta di verde naturale, la manutenzione ordinaria previene quella straordinaria.
Fortunatamente, questo sta per cambiare perché le norme attuali dei Criteri Minimi Ambientali (CAM) richiedono anche uno studio dell’impatto ambientale (SIA) di tutte le opere pubbliche che comprende anche gli interventi di mitigazione e di compensazione. Lo studio deve inoltre proiettare scenari almeno trentennali che tengono conto anche dei cambiamenti climatici. Nella specie, le norme richiedono un censimento del verde pubblico con una valutazione dello stato di conservazione, come punto di partenza per redigere lo studio (SIA). Il risultato finale deve produrre un sistema di gestione ambientale dove vanno integrati metodi anche di monitoraggio per misurare e controllare le attività durante tutto il ciclo di vita di una opera, cioè le fasi di realizzazione e riqualificazione, uso e manutenzione e quella della dismissione tenuto conto anche dell’impatto del clima al territorio.
I campi in erba naturale fanno parte del verde pubblico attrezzato e la loro trasformazione in tappeto erboso sintetico negli ultimi due decenni ha cambiato l'assetto del verde pubblico. Il problema è ancora di maggiore impatto nei grandi comuni e nelle città metropolitane perché sottraggono gran parte del patrimonio verde naturale con un impatto negativo sull'ambiente.
Comunque, bisogna constatare che la domanda oggi è orientata verso i campi sintetici perché nasce da una duplice esigenza: 1) l’aumento della intensità di gioco dei campi naturali, incapaci di sopportare un calpestio intensivo e 2) la necessità di ridurre i costi della manutenzione pensando esclusivamente a quella ordinaria. Tuttavia, in questo modo si sposta il problema più avanti perché ogni 8 o 10 anni circa bisogna rifare il campo sintetico. Inoltre, in un campo sintetico gli effetti della manutenzione ordinaria non sono facilmente visibili perché dall’esterno sono verdi. Questo nasconde una insidia perché la garanzia e la manutenzione straordinaria è subordinata all’ordinaria.
Alla fine della gestione di un centro sportivo bisogna consegnare il campo in uno stato di conservazione equivalente o migliorativo rispetto allo stato originale ma, nella maggiore parte dei campi, tocca nuovamente la proprietà a rifare il campo.
Gli incentivi sui progetti Green aiutano a far sviluppare idee innovative più lungimiranti con una visione più ampia di gestione del territorio.
Il punto del Dott. Sarris ed il commento del Prof. Luigi Conte
Per i campi da gioco, soltanto un sistema in erba ibrida, ben congegnato, associato ad una manutenzione costante soddisfa maggiormente le esigenze della collettività in termini di fruibilità, sicurezza di gioco e sostenibilità.Il nostro esperto ed inventore del sistema Dott. Niko Sarris nell'intervento nella trasmisione con titolo "Riforme strutturali e crescita sostenibile: il ruolo dell’innovazione" trasmessa in diretta sul canale CNBC il 25 maggio 2021, ha esplicitato un punto fondamentale della sostenibilità dei campi ibridi e del ruolo della manutenzione che ha stato poi colto positivamente dal Prof. Luigi Conte, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consulenti Finanziari (ANASF).
Il discorso del nostro Dott. Sarris è stato ripreso successivamente l'intervento del Dott. Giovanni Nava, DG per le Riforme Europee per conto dell'Italia.
Il costo di gestione è contenuto se si tiene conto un ammortamento pluriennale, per tutto il ciclo di vita del bene anche perché il campo ibrido migliora l’assetto verde e non richiede ulteriori azioni di mitigazione o di compensazione ambientale.
Il commento sulle riforme del Dott. Giovanni Nava
L’impatto è positivo, se vengono applicati gli insegnamenti dell’agricoltura rigenerativa per la manutenzione dell’erba naturale. Il sistema ibrido promuove una economica circolare ed occupazione qualificata di nuovi profili di lavoratori, sensibili alla cura dell’ambiente.
Inoltre, anche il monitoraggio sull’impatto ambientale diventa più facile per attuare i controlli, perché l’erba naturale evidenzia subito eventuali incurie durante la fase di esercizio del campo.
Il progetto del campo ibrido migliora l’assetto idrogeologico perché assorbe rapidamente l'acqua piovana e previene lo scorrimento superficiale per provoca la erosione del suolo ed il rischio di allagamenti. L’acqua piovana, in parte viene conservata nel substrato, per i fabbisogni dell’erba naturale ed in parte ricarica le falde attraverso i dreni, con acqua pulita, filtrata biologicamente dall'erba naturale.
La soluzione di un sistema ibrido efficace, coniuga tutti gli aspetti intorno alla realizzazione, all’uso e manutenzione ed alla dismissione dei campi da gioco in erba con la possibilità di controllare e monitorare l’impatto sull’ambiente.